l’università è una organizzazione senza scopo di lucro. Appartiene a pieno titolo al terzo settore eppure non viene percepita come soggetto di utilità sociale a favore del quale contribuire con donazioni o volontariato.
Spesso è addirittura il contrario. La confusione nasce dalla sua natura pubblica e dall’eredità che inneficienze dello stato e delle amministrazioni locali le consegnano anche se questo no è il problema maggiore; ho conosciuto asili nido pubblici, ad esempio, che sono dei gioielli, che raccoglievano serenamente donazioni dai genitori per il semplice fatto che i benefici ed il loro impiego era più che trasparente, si toccava con mano.
E’ la dimensione organizzativa e l’alto tasso di burocratizzazione, il maggiore freno per uno sviluppo del finanziamento privato ad una organizzazione senza scopo di lucro e l’università non fa eccezione. La dimensione per la Sapienza è senza dubbio il problema più grande. Gestire la Sapienza è come gestire un comune di oltre 100.000 abitanti. Non sempre è semplice. Eppure la parola Sapienza e il cherubino che la rappresenta sono immediatamente associate nell’immaginario della maggioranza delle persone alla cultura, al progresso, alla storia ultra centenaria dell’Ateneo. Anche questo è un patrimonio da tutelare ed incrementare. C’è una sorta di distonia, di disturbo della politica, della burocrazia che compromette la naturale percezione del valore di un patrimonio inestimabile di valori e di cultura che questa Università rappresenta e tutela e dei benefici che ne tornano alla società civile. Bisogna rimuovere questi disturbi e lanciare un segnale pulito e chiaro. L’università è cultura, ricerca e progresso. L’università è futuro.
Per questo i progetti di valorizzazione del patrimonio che stiamo portando avanti puntano molto sulla comunicazione, sulla trasparenza e sulla partecipazione volontaria a progetti di alto valore culturale. Il Polo Museale è un esempio. Fino ad oggi, un inestimabile patrimonio culturale è stato conservato, curato ed incrementato grazie alle risorse economiche dell’università, non sempre all’altezza ma soprattutto grazie alla passione e all’amore di un ristretto gruppo di persone: direttori, ricercatori e studenti conivolti nella loro gestione. In media ogni museo ha avuto in organico non più di tre persone.
Il progetto di riorganizzazione e rilancio del Polo Museale cerca di valorizzare questo patrimonio fatto di beni culturali e di storie personali per renderlo fruibile e accessibile al maggio numero di persone possibile con lo sguardo rivolto anche alla sostenibilità economica. Per questo , insieme ai curatori del Polo Museale stiamo delineando modelli organizzativi dei musei, linee strategiche per la comunicazione e la raccolta fondi che aiutino la Sapienza a superare anche l’impasse che la burocrazia e la comunicazione politica determinano. E’ allo studio l’organizzazione ed il lancio di una associazione di volontari Amici dei Musei che sul modello di tutti i più grandi Musei internazionali possa aiutare il Polo Museale della Sapienza non solo a raccogliere denaro ma anche il contributo di idee, cultura ed innovazione delle persone che sentono come irrinunciabili ed importati i valori di una cultura libera e di un sapere condiviso e diffuso: studenti, personale tecnico amministrativo e cittadini. Stay tuned. La partecipazione civile è uno dei pilastri fondamentali della cultura di un paese e fa parte di un mix di strumenti che, data la situazione attuale della finanza pubblica, è sempre più strategica. I cittadini individualmente o organizzati in associazionismo, sono senz’altro uno strumento utile anche a minimizzare in rischi derivanti dal ricorso al finanziamento della ricerca e dei progetti da parte di imprese private. Un giusto equilibrio tra tutte queste risorse è l’unica garanzia per un corretto funzionamento dei meccanismi di finanziamento privato alle imprese senza scopo di lucro e l’Università non fa eccezione anzi la sua natura pubblica rende il cittadino e l’associazionismo un partner privilegiato sul quale puntare.
Premesso che la mia conoscenza non va oltre alla definizione di wikipedia, ma sei sicuro che l’università faccia parte del terzo settore?